Naviglio Martesana

undefined
undefined
undefined
undefined
undefined
previous arrow
next arrow
Shadow

Correva l’anno 1457 quando Francesco Sforza, nuovo duca di Milano, diede il via alla progettazione del Naviglio della Martesana, anche noto come Naviglio Piccolo, appellativo che gli deriva dal confronto con il precedente e ben più importante Naviglio Grande.

Completato definitivamente solo nel 1496, sotto il ducato di Ludovico il Moro, il canale collega Milano con il fiume Adda, dal quale riceve le acque a Concesa, poco più a valle del castello di Trezzo, per una lunghezza complessiva di 38 km.

Fin dalla conclusione dei lavori, uno degli aspetti più problematici fu la ricerca di un giusto equilibrio tra le due funzioni di via di collegamento e di canale irriguo: da una parte emergevano le esigenze della città, interessata ai traffici e quindi alla navigabilità, dall’altra le richieste della campagna, che nel canale vedeva, principalmente, uno strumento per portare acqua alle terre.

L’indiscriminata costruzione di canali secondari, alimentati da bocche che prendevano l’acqua direttamente dal Naviglio, rischiò di prosciugare il tratto principale, compromettendo pesantemente la navigazione. Fu dunque decisivo, verso la fine del 1500, l’intervento del nuovo governatore spagnolo, il duca di Albuquerque, che si fece promotore di una serie di lavori di potenziamento dell’opera idraulica.

Da quel momento iniziò per il Naviglio della Martesana una stagione d’oro, che si protrasse fino a tutta la seconda metà dell’Ottocento. Dalla campagna giungevano a Milano generi alimentari freschi, foraggi, vino, granaglie e materiali da costruzione. A compiere il percorso inverso erano invece manufatti provenienti dalle botteghe artigiane cittadine, filati e stoffe. Lungo le sponde spuntarono inoltre diverse ville gentilizie, dove la nobiltà milanese sceglieva di trascorrere momenti di svago, sorvegliando, al tempo stesso, le terre di proprietà.

Col tempo la navigazione andò incontro a un lento declino, fino al suo definitivo abbandono nel 1958, quando il Martesana venne declassato da via di trasporto a canale irriguo. Negli ultimi anni, tuttavia, il Naviglio è stato protagonista di una riscoperta delle bellezze naturali e architettoniche che si susseguono lungo le sponde. Un fenomeno che ha dato nuovo impulso alla sua antica vocazione di via d’acqua, consentendo una ripresa delle attività di navigazione per un tratto di 30 km, da Trezzo sull’Adda fino a Vimodrone.

La sua rete derivata, nel complesso, oggi supera i 500 km e si espande su un territorio di oltre 24.000 ettari.

Ultimo aggiornamento il 29 Ottobre 2018